15 luglio 2011

Mala@Auditorium Flog - Firenze - 25/02/2011



Non mi è dato sapere se esista una cinematografia noir giamaicana.

Ho fatto le mie ricerchine su Google e non è uscito fuori niente.

Bene, mi permetto di dare un consiglio ad un ipotetico giovane film maker dell’isola caraibica.

Se si dovesse cimentare nel raccontare una storia dai contorni oscuri e misteriosi e con una ambientazione futuristica alla Blade Runner, non dubiti nello scegliere Mala per la sonorizzazione delle sue immagini.

Dico questo perché praticamente durante tutto il dj set di Mala all’Auditorium Flog di Firenze, in perenne skanking ad occhi bassi e senza che il set fosse coadiuvato in nessun modo dall’apporto di immagini, avevo la sensazione di stare in un cinema a vedere uno splendido noir da terzo millennio ambientato a Kingston.

La profondità dei bassi che escono fuori dai dischi suonati da Mala ti mettono in diretto contatto con la tua anima e con il tuo cervello. Stimoli per la coscienza. Spinta alla liberazione dell’immaginario cognitivo ed artistico. Puro misticismo razionale.

Questa sera abbiamo avuto la riprova di come la musica, sarebbe meglio dire certa musica, non è altro che un’arte estetica con forte valenza politica.

Cercando di entrare più nel dettaglio del dj set non nascondo di avere delle difficoltà.

Il set è stato costruito praticamente per intero con dei dubplate in perfetto stile “Sound System”.

Tutta roba, a noi comuni mortali, completamente sconosciuta. Pezzi unici riservati ad una ristretta schiera di amici produttori-dj e che probabilmente non verranno mai messi sul mercato.

Il minimo comun denominatore è stato il basso perennemente spinto su frequenze ultra-tombali, il ricamìo continuo di malinconici sintetizzatori ed una ritmica quasi sempre minimalista ed essenziale.

Puro dubstep. Nessuna, o quasi, concessione a derive tribalistiche Uk Funky o a bassi wooble da pischelli riottosi (che tra l’altro io apprezzo parecchio).

Nonostante ciò, diciamo che qualcosina il nostro orecchio l’ha pigliata.

L’incipit della serata, con un esempio di classico dub style (non vorrei sbagliare ma penso si trattasse di Burning Spear).

Una versione riveduta e corretta del classico maliano “Eyez” che ha scatenato il putiferio tra la gente presente (mi sarei aspettato una presenza più massiccia di fan, vista l’importanza della serata).

Almeno un paio di omaggi al compare di merende in DMZ, Coki, con Spongebob e Square Off rigorosamente in versione VIP.

Mi è parso poi di scorgere nella coltre di bassoni anche Lost City e Anti War Dub dello stesso Mala.

La conclusione è stata affidata alla devastante Horrid Henry presente sul da poco uscito (fine 2010) 12” della DMZ (numero di catalogo 21, per ora l’ultimo della serie).

In poche parole abbiamo assistito ad un’ora e quaranta della migliore dubstep in circolazione con Mala a fare da traghettatore del suono dubstep da questi cazzo di anni zero ( ma quella è un’altra storia) alla nuova decade nella quale da poco siamo entrati.

Ad aprire e chiudere la serata ci hanno pensati gli eroi del dubstep locali, i fiorentini Numa Crew, che hanno offerto una selezione basata solo su loro produzioni. Ottimi come sempre ma da risentire in una situazione in cui il confronto con l’“Headliner” non sia così pesante.

Comunque riparleremo presto di loro.

La serata era già cominciata alle 18 e 30 alla Casa Delle Creatività dove la Red Bull Academy aveva organizzato un incontro dibattito con Mala.

Al momento non mi sembra che abbiano già caricato l’intervista sul sito quindi vi accenno per punti le cose più interessanti uscite fuori dalla chiacchiera.

- Si inizia parlando delle origini della scena con il negozio Big Apple di Hatcha, punto d’incontro tra lui, Kode 9, Benga e Skream all’epoca quindicenni, Coki, Loefah e come luogo fondamentale per la propagazione e lo sviluppo di certe sonorità.

- L’uscita nel 2004 della compilation Grime 2 sulla Rephlex di Aphex Twin.

- I primi show radiofonici su BBC grazie al mitico John Peel prima ed a Marie Anne Hobbs poi.

- La decisione di suonare quasi esclusivamente dubplate in coerenza con la filosofia dei Sound System, della tradizione Jungle ed anche per il fatto che, il modestone, non si considera tecnicamente un gran dj e quindi preferisce fare dell’esclusività delle tracce mixate il suo piatto forte.

A tal proposito ha anche fatto circolare tra i presenti appollaiati sui divanetti un uscita DMZ, su vinile,ed un dubplate, in acetato, per far vedere ai non addetti ai lavori quanto siano diversi.

(l’acetato è molto più spesso e pesante, oltre ad avere un suono migliore)

- La sua ossessione per le basse frequenze e la sua avversione per i suoni eccessivamente “clean”.

- Ha risposto alla domanda su quale software utilizzasse per produrre i suoi pezzi dicendo che, come tutti probabilmente, ha iniziato con Fruity Loops, per poi passare a Reason, mentre ultimamente si trova sempre nell’utilizzo di Logic.

Tutto questo e molto altro in un’atmosfera assolutamente distesa e confidenziale che i presenti ricorderanno sicuramente con molto piacere.

In conclusione penso di poter dire che in tempi come questi in cui si fa un gran parlare di post-dubstep ed evoluzioni di questo o di quel tipo il signor Mala ha dimostrato a tutti che il buon vecchio dubstep non solo è vivo ma è tuttora tra le cose più interessanti che si possano ascoltare in giro.

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