27 dicembre 2009
Somatic Responses - Reformation - Ad Noiseam - 2009
Anche i fratellini somatici sono approdati al dubstep!
Alleluia!
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Bar 9 - Audio Phreaks Presents Bar9 In Da Mix - 2009
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18 dicembre 2009
Revolucion X - Politica y Esparcimiento...7" Ep '95
Pubblicato dall'etichetta Lengua Armada di Martin dei Los Crudos.
Seguendo la scia del primo Ep, testi politicizzati a sostegno dei movimenti di lotta sudamericani.
Divertentissima "Julio Iglesias Disecado"....
Con questo disco si è chiusa la loro carriera.
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Revolucion X - 1st 7" Ep '94
Primo Ep per questa band punk-hardcore messicana.
Il primo pezzo racchiude la dichiarazione di guerra dell'E.Z.L.N
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17 dicembre 2009
Wi-Fi
Questa mattina, per una serie di circostanze mi sono ritrovato a rimettere piede in quella che è stata la mia facoltà, mannaggia a me per tanti, troppi anni, cioè la facoltà di Architettura L.Quaroni della Sapienza in via Flaminia.
Non avevo programmato di passarci però la mattinata si è rigirata e mi sono trovato da quelle parti con il portatile nella borsa e un paio di ore di buco.
Che faccio, penso: vado in facoltà e "scrocco" la connessione ad internet.
Bene, entro, mi accomodo nel patio, perchè anche se fa freddo una sigarettina ogni tanto ci vuole, ed accendo il portatile.
Perfetto, trova subito la rete senza fili non protetta della Sapienza.
Mi collego e mi compare una schermata della facoltà che mi chiede una password per poter accedere al servizio.
Do una letta e mi sembra di capire, anzi, capisco benissimo, che si può navigare solo se si è iscritti all'università e se si è fatta richiesta di una password apposita, che ti viene consegnata solo se dimostri di aver pagato le tasse d'iscrizione.
Non ci voglio credere e vado a chiedere al laboratorio di informatica dove invece, ovviamente, mi confermano che non essendo io un iscritto non posso usufruire di questo bene preziosissimo da riservare solo ai meritevoli (paganti ed IDENTIFICABILI) studenti.
Quindi....oramai in qualunque baretto o locale "all'avanguardia" puoi tranquillamente utilizzare la connessione gratuitamente mentre l'Università Pubblica nega l'accesso ad un servizio che, presto spero, diventerà gratuito e diffuso su tutto il territorio.
All'inizio devo dire che mi sono girate abbastanza, adesso mi girano uguale.
Certo, me lo potevo aspettare visto l'andazzo generale, ma come si dice, al peggio non c'è mai limite, in fin dei conti alla Gelmini potrebbe sempre venire la felice idea di limitare anche l'accesso nelle aule delle università ai soli iscritti, non fosse mai che qualche fetentone impari qualcosa di straforo e chissà poi come lo riutilizza quel sapere.
Altro che statuine.....
14 dicembre 2009
Pan Sonic @ Brancaleone - Roma - 29 Novembre 2009
Fa freddo a Roma. Il programma dice che i concerti inizieranno alle 21 e 30. Mi dico: sarà l'ultimo concerto dei Pan Sonic a Roma, dopo questo tour si scioglieranno, quindi, ci sarà un casino di gente...
Mi armo e parto.
Alle 20 e 45 sto già davanti al branca.
Tutto chiuso, poca gente in giro, all'inizio penso, vuoi vedere che Mika ha collassato di nuovo e risalta tutto come ad ottobre all'Init?
Chiedo all'ingresso e mi rassicurano, stanno aspettando dentro, ed a Mika è stata assegnata una hostess personale incaricata di mantenere il più basso possibile il suo tasso alcolico.
La serata inizia con un lungo live di NZ. Non lo avevo mai sentito prima, e devo dire che non mi ha convinto molto. Le sonorità sono simili a quelle delle produzioni Raster Noton ma senza arrivare ai livelli di eccellenza della suddetta etichetta.
Arriva l'ora del duo finlandese ed in sala saremo una sessantina, non capisco perchè gli aficionados di elettronica romani abbiano snobbato questo evento.
Entrano in scena e la mia fissa per le t-shirt viene subito stimolata. Mika Vainio ne indossa uno dei mitici grinders, finlandesi anch'essi, Rotten Sound. Grande!
Parte l'attacco sonoro analogico-digitale del duo e i pochi fortunati presenti entrano in trance. Mika si occupa delle ritmiche ed il socio Ilpo Vaisanen dei suoni sintetizzati maltrattando la sua "macchina da scrivere" (nomignolo affibbiato al synth appositamente creato per loro da Jari Lehtinen).
Ci propongono il loro caratteristico mix fra sonorità ambient-industriali, ritmiche spezzate, sprazzi di 4/4 techno, distorsioni, suoni oscillanti e disturbanti. A livello di presenza scenica Ilpo ha un impatto maggiore, smanettando dietro il suo synth, mentre Mika, apparentamente più timido, crea le basi che il suo fido collega manipola a piacimento.
Alle loro spalle uno schermo bianco sul quale si visualizza una sinusoide che si muove al ritmo della loro musica. Era così quando li vidi la prima volta, nel 1993(?), al Forte Prenestino e continua ad essere così oggi. Un loro marchio di fabbrica inconfondibile.
Il live non dura molto, credo un'oretta scarsa, ma è di una qualità ed intensità notevole. Il bis si limita ad una sola traccia alla fine della quale Ilpo brandisce il suo strumento come un Hendrix dei tempi moderni (rubata a Mauro Petruzziello :-).
Precursori, sperimentatori, maestri, la scena elettronica mondiale sentirà la vostra mancanza.
Grazie.
Dopo di loro salgono sul palco Phooka & Mutech fautori di una techno minimal fortemente condita di IDM, il loro è un buon set e mi ripropongo di seguirli in futuro. Per stasera va bene così. Si può tornare a casa soddisfatti ed anche un po' tristi.
Link:
www.myspace.com/electronicsquelches
Martino Di Silvestro
Martino Di Silvestro, born in 1972, lives and works as an architect between Switzerland and Sicily.
He began photography at the age of twenty, encouraged by his father.
The pleasure of seeing his first pictures on photographic paper developed by hand convinced him to continue.
From this time on, the camera became a constant companion, an instrument for searching and revealing the wonders of everyday life.
Most of his work, taken during these years, is centered on common people, animals and landscapes.
Many pictures have been shot in Europe, particularly in Sicily, a place where modernity cohabits with the heritage of its archaic past.
http://www.martinodisilvestro.it/home.php
19 novembre 2009
Kryptic Minds - One Of Us - SWAMP81 - 2009
Forse il miglior disco dubstep dell'anno 2009?
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http//:rapidshare.com/files/282751666/Kryptic_Minds_-_One_Of_Us_SWAMPCD001_2009.zip
Ellen Allien And Apparat - Orchestra Of Bubbles - BPitch Control - 2006
Ellen Allien berlinese, capo della BPitch Control, insieme a Sascha Ring aka Apparat co-direttore della Shitkatapult. Lei ci mette gli spunti dancefloor technoidi e la voce, lui le spezzettature glitch-idm. Il connubio riesce benissimo, i due si complementano a vicenda e ne viene fuori un lavoro godibilissimo.
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http://www.megaupload.com/?d=mpgue3m0
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Byetone - Death Of A Typographer - Raster Noton - 2008
,death of a typographer’ is meant to be a snap shot. the release was recorded in a winter week in berlin. only the pre-released single ,plastic star’ was created in sunny athens. the album contains the original session version of ,plastic star’.
the music of ,death of a typographer’ carries the special sound of raster-noton - but it is different: the tracks act as focal points, as elegy of an latently flowing stream, a stream that still moves on even when the music has long faded away. the tracks do not necessarily move forward, they rather open up a dark abyss which seems deepest in ,capture this I’ and II. byetone manages to achieve a remarkable metamorphosis of the organic, the tracks don\'t reveal any of the elements of conventional composition techniques but somehow they seem to show through the static sound body. with ,heart’ byetone finishes the album in a very dark manner. isn\'t there any hope? not in berlin winter.
,death of a typographer’ poses us riddles, even the title reminds of peter greenaway\'s ,the draughsman\'s contract’. for the vigilant spectator the ambiguous artwork will reveal the ,death of a typographer’.
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Kode 9 & Spaceape - Memories Of The Future - Hyperdub - 2006
Bassi profondi e dilatati, atmosfere claustrofobiche, ritmiche
technoidi, Kode 9, boss della Hyperdub, scrive 14 tracce memorabili
per quanto riguarda l'universo grime-dubstep. Per farlo si fa
supportare dalla voce di Spaceape e devo dire che non ascoltavo niente
del genere dai tempi di "Pre Millennium Tension" di Tricky, voce
profonda, ipnotica, lisergica, veramente un gran vocalist.
Basi stupende, voce meravigliosa, disco imperdibile.
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Deadbeat - Something Borrowed, Something Blue - Scape - 2009
Secondo lavoro su Scape per Scott Monteith. Lui è nato a Kitchener,
Ontario, Canada nel 1978 ma ad ascoltarlo sembra sia cresciuto tra
Kingston e Berlino.
Microsuoni e tanto dub con qualche linea di synth che fa pensare
anche alla techno Detroit.
L'album sembra sia la cronaca dei primi nove mesi del suo matrimonio
avvenuto nel giugno del 2003.
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Wu-Tang Meets The Indie CultureVol. 2 Enter The Dubstep - 2009
01 Deep Space (Jay Da Flex & Yoof Remix)
02 New Year Banga (Rogue Star Remix)
03 Street Corners (Scuba Scythe Remix)
04 Love Don't Cost (A Thing) Still Grimey (Nebulla & Dore Remixes)
05 Knuckle Up (Matt U Remix)
06 Biochemical Equation (Datsik & Excision Remix)
07 Keep Hustlin (Trillbass Remix)
08 Now Or Never (Parson Remix)
09 Cinema (Chimpo Remix)
10 Coke (DZ Remix)
11 Iconoclasts (Syndaesia & AKS Remix)
12 Handle The Heights (Stenchman Remix)
13 Do It Big (Baobinga & I'd Remix)
14 Wu Tang (DZ Remix)
15 Let's Get It (Evol Intent Remix)
16 Lyrical Swords (Pawn Remix)
17 Think Differently (Hellfire Machina Remix)
18 Pencil MyPiano Firehouse (Soroka Remixes)
19 Alphabets (Dakimh Instrumental Remix)
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Ekkaia - Manos Que Estrechan Planes De Muerte Y Sometimiento - 2002
Tracklist:
1. Sombras Del Progreso
2. Mercaderes De La Muerte
3. Secuestrado Por Los Deseos Conformistas Del Asesino
4. Ilusiones Robadas a la Inocencia
5. Arrastrados
6. Untitled
7. Manos Que Estrechan Planes De Muerte Y Sometimiento
8. El Desprecio a lo Oculto
9. Obedecidas Bajo El Miedo Del Castigo
10. Estetica VS Humano
Myspace:
http://www.myspace.com/ekkaiacrust
Download:
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18 novembre 2009
Stefano Cucchi R.I.P.
17 novembre 2009
Dj Evil - Io Sono Quello Che Suono Mix - 2009
Dj Evil
Io sono Quello Che Suono Mix
Hatcha vs. Lost – Gremlins - Dub Steppers Recordings
Excision & Datsik – Swagga - EX7
Level 67 And Cek - The Whore -Bass Punch
Ekaj - Tetsu - Scum Recordings
Droid Sector - Univers Zero 1.0 - Unreleased?
Substep Infrabass – Unstoppable - Apparition Recordings
Cardopusher – Parrilla - True Tiger
Excision & Datsik – Calypso - Rottun Recordings
Bar 9 - Dancing With The Devil - Dark Circles
Stenchman - Fat Bloated Idiot - Suicide Dub
Stenchman - Lil' Somthin' 4 Ya - Fruitlegs
Excision - Subsonic (Datsik rmx) [Preview] - Unreleased?
Ekaj - Other Worlds - Scum Recordings
Caspa - Bring The Lights Down - Sound Proof Records
Kryptic Minds - Six Degrees - Swamp 81
Negazione - Diritto Contro Un Muro - T.V.O.R
Akira Kiteshi – Pinball - Black
Plastician –
Unknown? - Blade Runner (Monologo Finale)+SINSALaudio Orquesta De Portátiles - Unreleased
Total Khéops Produzie 2009
Download:
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3 ottobre 2009
Les Claypool - A sud del capanno - quarup - Pescara 2009
Il libro è uscito negli Stati Uniti nel 2006 con il titolo di "South of the Pumphouse" ed è stato tradotto in italiano da Fabio Genovesi e pubblicato dalla piccola casa editrice pescarese "quarup".
Contrariamento al suo bassistico andare dinoccolato e sincopato, come scrittore Les è molto più fluido, preciso, scarno.
Si tratta della storia di due fratelli Ed e Earl che si reincontrano ad "El Sobrante", cittadina della baia di San Francisco, per una battuta di pesca. Loro obbiettivo è uno storione clamoroso, di quelli che solo loro padre, da poco scomparso, riusciva a pescare.
"In realtà è solo un alibi che nasconde la vera avventura: la scoperta di “ciò che resta” del loro paese, dei tempi passati, delle convinzioni maturate nel corso del tempo, e soprattutto del rapporto che li lega." (Questa l'ho copiata para para perchè mi sembrava rendere bene l'idea, ma non mi ricordo da dove:-().
Alla gita in barca si aggrega un amico di Earl, che non va per niente giù a Ed: è uno stronzo razzista, bigotto, maschilista e per un frikkettone come lui è veramente troppo.
Così decide di "alienarsi" un attimo con l'ausilio di un po' di funghetti allucinogeni, sperando di riuscire a non dover dare troppa retta a quel coglione ed alle sue stupide battutine.
La storia, anche se all'inizio un pochettino lenta, scivola via liscia creando via via un'atmosfera dark, fatta di malintesi, di cinismo, di droghe varie ed ovviamente di morte.
Claypool cita tra le sue ispirazioni Bukowski, Hunter S. Thompson, David Sedaris, Jean Shepherd, Bill Bryson, ma non manca di affermare, a termine di un intervista che gli è stata fatta, che:
"I am just a bass player".
P.S. Se fossi in voi ci penserei sopra prima di accettare l'offerta di un mini-sandwich al tonno.....
Sito casa editrice:
Grey Machine - Vultures Descend - 12" - Hydra Head (2009)
Questo è solo un assaggio di ciò che si trova su "Disconnected", uscito in questi giorni ma non ancora a mia disposizione. Comunque si può ascoltare sul sito ufficiale del gruppo.
Justin sembra essere particolarmente di cattivo umore ultimamente, vedi il titolo scelto per l'album, e ritorna a dedicarsi a sonorità heavy e claustrofobiche come quelle dei migliori Godflesh.
Quella che potrebbe sembrare una sorpresa è la seconda traccia, una sorta di mantra Dubstep-Industrial, ma se pensiamo alle passate sperimentazioni sonore del signor Broadrick non lo è nemmeno tanto in quanto aveva già giocherellato con sonorità dub-influenced ed il fatto che adesso sia arrivato anche lui alla Dubstep è solo un segno dei tempi
2 ottobre 2009
Ratos De Porao - Crucificados Pelo Sistema (1984)
Bohren & The Club Of Gore-Black Earth (2002)
Diary of a Calabro Warrior: Croatian Tour.
L’Outlook Festival 2009 si tiene in Croazia per il secondo anno consecutivo. La location quest’anno è la discoteca Aquarius a Novalja, isola di Pag, e precisamente nella bellissima spiaggia di Zrce.
Per raggiungerla da Roma mi prendo il treno fino ad Ancona e poi traghetto fino a Zadar.
Si viaggia di notte, qualche puntatina al bar, sigarettina sul ponte e qualche chiacchera di qua e di là. E’ così che mi imbatto in un trio di pescaresi anch’essi diretti al festival.
Che fai, che non fai, cosa ascolti, cosa non ascolti, alla fine esce fuori che il più maturo dei tre, mio coetaneo, altri non è se non C.U.B.A. Cabbal, mitico rappresentante della scena hip-hop underground italiana ( avete presente Costa Nostra? Lou X, Dj Disastro, oppure il progetto rap-metal alla Rage Against The Machine conosciuto con il nome di Sistema Informativo Massificato?).
Mi dice che ultimamente mette le sue rime anche al servizio di Dj’s Drum’N’Bass e Dubstep e che quindi con i due compari ha deciso di fare una capatella al festival in una terra che conosce già abbastanza bene. Penso abbia suonato da queste parti in tempi di guerra.
Bon, ci salutiamo e ci si vede.
Arrivato sul posto la stanchezza è tanta, il viaggio è durato quasi un giorno e sulla nave non ho chiuso occhio. Dormo un’oretta, ma sono ansioso di immergermi in questa tre giorni dedicata alle basse frequenze, quindi prendo la navetta che dal paese porta sulla spiaggia e via!
Arrivo sul posto mentre sta quasi per finire di suonare Headhunter. Il suo ultimo lavoro “Nomad” mi è piaciuto, ma propone un tipo di dubstep che preferisco ascoltare a casetta mia piuttosto che in un club. Dopo di lui si presentano i Sukh Knight, il volume dei bassi cresce, parte qualche hit tipo “Rock Tha Bells” di Jakes o “Saxon” dei Chase’N’Status (quella col campionamento del riff iniziale di “Fade To Black” dei Metallica) e la gente, ancora non tantissima, inizia a scaldarsi. I due sanno quel che fanno e l’ora a loro disposizione la sfruttano proponendo un set ad alta intensità.
A questo punto mi si avvicina un tipo, sulla quarantacinquina, che indicando la mia maglietta dei Joy Division mi racconta di quando lui li vide nel 1979 a Londra…..beato! penso, e mi concentro di nuovo sulla musica.
Sono arrivato da poco più di un’ora e già viene il turno di uno dei miei Dj preferiti: Stenchman.
Ovviamente si presenta con la maschera di ordinanza, questa volta però non integrale, di modo da lasciare ballonzolare la fluida capigliatura, e non solo, visto che il signorino è bello in carne.
Gira voce che le maschere gliele prepari lo stesso tipo che lavora per gli Slipknot.
Va subito giù duro, suona alcuni dei suoi classici e seleziona altre belle tracce di hard-dubstep.
A tratti le ritmiche sembrano mutuate dall’hard-tek e, se escludiamo le ultime due tracce finali un po’ troppo cazzeggione, c’è da ritenersi soddisfatti. Dimenticavo, suona con dei Cd’s player della Piooner. Prende il suo posto Walsh che ascolto poco, suona abbastanza potente, ma la serata è lunga così vado a fare un giretto fuori, dove c’è il palco dedicato al dub ed al reggae, a bere una birra e prendere un po’ d’aria. Di aria in realtà ce ne anche troppa, visto che tira una bora micidiale che ti fa cadere il bicchiere di mano e, tra l’altro, a me, reggae e dub annoiano a bestia.
Rientro ed arriva N-Type, sono curioso, è un pezzo grosso ma lo conosco poco, sentiamo un po’ che fa……Intanto la sala si è riempita e dopo pochi minuti la gente è in delirio. Il nostro ragazzone propone una dubstep cattivissima, i bassi sono slabbrati al massimo, ad ogni break riparte con più vigore di prima. Non riconosco tanti pezzi e qui apro una parentesi: i pischelli presenti, nella quasi totalità inglesi, mi fanno rosicare… le sanno tutte, canticchiano nelle parti dove sono presenti delle liriche, sui breaks li vedi pronti a riesplodere perfettamente a tempo, ognuno ha la sua maniera di skankare ( skank: definizione della danza tipica della dubstep, anche se originariamente il termine veniva usato per il ballo reggae, dub….).
Ripeto, rosico ma nello stesso tempo sono estasiato, mai sentito nulla del genere, in quanto a impatto non ha nulla da invidiare alle migliori bands brutal-death in circolazione, il ché, c’è da dire, è anche favorito da un impianto mostruoso.
Sono già stremato quando arriva il tanto osannato Martyn. Per l’olandese potrei fare un discorso simile a quello fatto in precedenza per Headhunter, ma lasciatemi accanire un po’. L’avevo visto quest’anno al Sonar e le sue sonorità intrise di techno minimal mi avevano veramente appallato. Oggi il tutto suona un po’ meglio, comunque sia mi addormento. Sopravvalutato.
Mi risveglio quando è arrivato il turno alla consolle per 2562. Idem con patate, se mi voglio sentire un po’ di minimal preferisco Trentemoller o Apparat o Ellen Allien, comunque sia in piccole dosi ed ogni tanto.
Bene, tocca ad un altro mito: Distance. Il suono assume quella connotazione industriale tipica delle sue produzioni, anche se cerca di essere più “ballabile” possibile. Avevo sentito dire che dal vivo ogni tanto propone qualche chicca drone-doom tipo Khanate ma nulla di tutto ciò.
Peccato per i continui “reguaind”, manco fossimo ad una dancehall reggae, spezzano troppo il ritmo ed il signorotto poteva lasciarci ballare un po’ più fluidamente.
Adesso toccherebbe ad Hatcha ed infatti è lui a presentarsi alla consolle, ma non lo fa da solo bensì accompagnato dalla star Benga, che teoricamente sarebbe dovuto subentrare in seguito.
Hatcha si muove su coordinate simili a quelle di N-Type, sempre alla ricerca della massima saturazione e dimostra di saperci fare con il mixer ed i piatti, con belle sovrapposizioni e sincro perfetti. Notevole il look, petto nudo e capezza d’oro spessa più di un dito. Il contributo di Benga in realtà è minimo, non so quante saranno le tracce da lui selezionate, comunque pochissime, anche se, ad essere onesti, mi ha piacevolmente sorpreso suonando anche lui molto potente con suoi vecchi pezzi remixati di modo da renderli molto più incisivi. Ovviamente non poteva mancare un minutino tratto da “Night”.
A questo punto toccherebbe ad un po’ di drum’n’bass, ma sono troppo cotto e vado a nanna.
La miglior maglietta vista in circolazione oggi la indossa un ragazzo che credo sia croato: His Hero Is Gone, storica band hard-core americana oramai discioltasi da una decina di anni.
M.V.P.: N-Type
Il pomeriggio successivo mi ripresento giusto in tempo per sentire la seconda performance di Hatcha, che oggi ha optato per l’eleganza ed indossa una canotta bianca. Stessa storia di ieri, riesce benissimo a fomentare la folla. Si ha l’impressione di essere travolti da un tir lanciato a tutta velocità. Si concede anche una mezza romanticheria e piazza uno degli hit del momento, con tanto di accendini accesi nella sala manco fosse “Starway To Heaven”, trattasi di “In For The Kill” remixata da Skream, anche se ho l’impressione che anche qui ci abbia rimesso lo zampino sopra qualcuno, rendendo il suono più massiccio. A metà set sono salito sul palchetto della consolle e me lo sono un po’ spizzato lavorare. Cosa strana, tutti i vinili si presentavano uguali con centrino bianco e titolo del brano scritto a penna. Non erano tutte produzioni sue, ha suonato anche tracce di Benga, di Distance e di altra gente, comunque tutte su questi vinili che sembrano preparati ad hoc per lui.
A fine esibizione distribuisce un Cd mix di un live per Kiss Fm. Me ne accaparro una copia e ringrazio.
E’ il turno di Steppa che a causa di qualche defezione, penso, fa un set molto lungo, circa due ore.
Anche lui non lo conoscevo bene, mi aspettavo suonasse dubstep, invece piazza un set di originalissima drum’n’bass che smentisce seccamente quelli che ritengono il genere oramai arrivato alla frutta. La sala è pienissima ed è tutto un saltellare su ritmi infernali e bassi devastanti. Ho una certa età, ma non ho potuto esimermi dal rendere omaggio a cotanta vitalità. Bello e divertente.
Aiuto! Si ripresenta N-Type e sono di nuovo mazzate. La selezione è diversa rispetto a quella di ieri, ma l’impatto è identico. Altra parentesi, ero stato a questo festival lo scorso anno e quest’inverno, grazie alla crew di Viral, mi sono fatto praticamente una serata dubstep a settimana, anche con nomi grossi tipo Rusko, MRK1, Terrafonix, LD, Silkie. Vabbé, volevo dire, mi sembra che da un anno a questa parte il suono della dubstep si sia evoluto, prendendo connotati più heavy, e si sia in qualche modo anche personalizzato, rimanendo sempre debitore ai suoni del dub, della drum’n’bass, di certa techno, dell’hip-hop, ma che il processo di metabolizzazione delle principali influenze sia ad uno stadio molto avanzato, insomma penso si possa sempre meno parlare di un suono derivato da….
E’ giunta l’ora di uno dei padri fondatori di queste sonorità: Mala, accompagnato dal suo fedele scudiero, l’Mc Sgt Pokes. Oltre ad essere Dj e produttore, la sua figura si stacca anche per i messaggi lanciati nei suoi pezzi e nelle rime del suo Mc. Si potrebbe definire la coscienza critica del movimento, unendo misticismo ed impegno politico con il suo interesse per la Teologia della Liberazione (pensiero filosofico, nato in Brasile, che unisce cristianesimo e marxismo e che vede come uno dei suoi esponenti principali Paolo Freire, famoso pedagogo).
Passiamo alla musica. Il suo sound è fortemente influenzato dal dub, ma forse, per quel discorso che facevo prima sull’evoluzione della dubstep, anche lui propone un set vibrante e potente, alternando i suoi classici anthems dubbeggianti con tracce più dure, splendida “Dubstet Warz”! Mi ha colpito in particolare l’ultima traccia della selezione, un vero esempio di cattiveria sonora, della quale purtroppo non vi so dare nessuna notizia visto che non sono riuscito ad avvicinarmi alla consolle. Respect!
Tocca a Loefah, altro componente dei Digital Mystikz. Avrebbe dovuto suonare questa primavera a Roma, sempre grazie ai signori di Viral, ma all’ultimo momento è saltato tutto. Bene, penso, adesso mi rifaccio. Ed effettivamente è un gran bel sentire, il suo è un set molto personale, la battuta rallenta, ma le randellate si inspessiscono. Anche lui ha chiaramente un background dub, ma la rilettura che fa di quelle sonorità è originale e efficacissima, si sentono echi industriali, a testimonianza del fatto che il remix di “3RD Choice” di Vex’d fatto circa tre anni fa non era un caso. Sono stanco, passo gran parte del tempo a dimenarmi seduto sulla spalliera di un divanetto a fianco alla consolle, dando sfogo alla mia componente di metallaro indomito con un headbagging continuo che mi lascia i muscoli del collo doloranti per giorni.
A questo punto ascolto una ventina di minuti di Youngsta (grande nome!) e ne rimango colpito, ma sono troppo distrutto e, data un occhiata al programma e visto che suonerà anche il giorno dopo, decido di rincasare e rimandare a domani questa esperienza uditiva.
Ariparentesi. L’occhiata sul programma l’ho potuta dare perché ho chiesto a un ragazzo di lasciarmi un attimo il suo, visto che quei genialoidi degli organizzatori, pulciari!, quest’anno il programma te lo vendevano insieme ad un laccetto da portare al collo per circa sei euri!!!
Migliore maglietta della giornata indossata da un capellone inglese: Metallica, Master Of Puppets, quella con il cimitero per intenderci, ovviamente senza maniche.
M.V.P.: ex aequo Hatcha e N-Type.
Domenica. Ultima giornata, domani ci sarà un richiamino, ma di quello parlerò dopo.
Nella sala al chiuso qualcuno suona della grime che non mi convince, così esco e becco la fine del concerto degli Zion Train. Come già ripetuto più volte non amo il dub, ma loro sono pur sempre una istituzione, mamma mia che brutta parola!, così tracanno birra e ascolto. Il loro Dj chiude il live con un pezzo jungle sul quale i due fiati, tromba e sax, giocherellano un po’.
Da quelle parti passa C.U.B.A. e chiacchieriamo un attimo. Mi dice che il giorno prima si sono fatti il boat party (si, c’è pure la barchetta con il sound che gira per le isole) e che ad un certo punto ha osato proporsi al microfono presentandosi come Mc italiano. Al che gli è stato “cordialmente” risposto: “this is a uk party”. Vabbé, lo saluto e rientro.
Arrivo con RSD ai piatti, di dubstep c’è poco, si tratta più che altro di dub digitale. Probabilmente sarebbe piaciuto al mio amico siculo che mi dice sempre “ si pazzu ppa musica”. Tra l’altro sotto la sigla RSD non si cela altri che Rob Smith, membro negli anni novanta del duo Smith & Mighty, autori di un Dj Kicks di tutto rispetto, che se non sbaglio il siculo dovrebbe pure avere.
In ogni caso ascolto una ventina di minuti e mi faccio un altro giretto all’aperto.
Aspetto che arrivi Youngsta e di nuovo dentro.
Il giorno prima non mi ero sbagliato, ci sa fare.
Pare abbia iniziato a fare il Dj a 12 anni, altro da annoverare nella lunga lista di enfant prodige della dubstep, vedasi Benga e Skream su tutti. Suona una dubstep che nessun altro ha proposto in questi tre giorni. Lentissima, oscura, ipnotica, intontente ( si dice? ), mi faccio i miei film e ripenso a quando tanti anni fa scoprii i Melvins con il loro “Bullhead” o gli Eye Hate God di “Take As Needed For Pain”. Probabilmente lui non ha mai ascoltato certe cose e forse il paragone è un po’ azzardato, ma una mia vecchia ossessione è che certe atmosfere e sonorità dubstep si avvicinano a quelle dello sludge-core, del doom, del drone e perfino del death.
Torniamo a noi. La sua ora passa come se nulla fosse, tant’è profonda l’immersione in questo mantra che il ventenne londinese ci propina.
Non è finita. E’ l’ora di Kromestar, ripongo grosse aspettative su di lui ma devo dire che sono state parzialmente deluse. Intendiamoci, il nostro, presentatosi con felpa e occhiali da sole, ed ovviamente eravamo al buio e con un caldo della madonna, offre un’ora di ottima musica, sconfinando anche nella drum’n’bass. Però visto il livello delle proposte fino a qui pervenute si situa un gradino sotto.
E’ così che inizia Oris Jay, il suo è il set più vario di tutto il festival. Le prova tutte, dubstep, drum’n’bass, grime, techno minimal dubbizzata. Non lo conoscevo e non credo che ne approfondirò la conoscenza. Decido di andare a prendere un’altra birra ed a riguardo devo dire che, per quanto riguarda il rifocillamento di cibo e bevande, hanno organizzato tutto benissimo: ci sono tanti punti bar-ristoro e non si deve mai fare la fila. Parafrasando un altro mio amico: so’ forti ‘sti inglesi!
Mi preparo ad altri due momenti clou. Il primo è il set di Joker. Anche lui già visto quest’anno al Sonar, dove era stato nettamente il migliore nello spazio dedicato a Marie Anne Hobbs. Non delude, all’inizio non esalta, ma non delude. Il suo è un buon crescendo con parte finale incentrata sulle sue produzioni soliste e quelle con il compagno di merende Jakes.
Apriamo un capitolo sull’argomento droghe. Mi sono sempre chiesto di cosa si facessero questi giovani dubsteppers per resistere tutte queste ore a ballare come forsennati. Coca? MDMA? Speed? Forse. Probabilmente anche, sicuramente va forte il protossido di azoto.
Facciamo un passo indietro, stavo seduto sulla solita spalliera di un divanetto quando si siedono sotto di me due giovincelle tutte sorridenti e coloratissime. Poggiano uno zaino sul tavolo e tirano fuori una busta con dei palloncini, ne gonfiano un paio con una bomboletta e poi ne aspirano il contenuto. Dopo poco è un via vai continuo di gente che, soldi alla mano, si fa consegnare dalle giovani pushers il loro palloncino e, dopo averlo inalato, va via super contenta.
Ah la vecchiaia! Questa mi mancava.
S’é fatta ‘na certa ed è arrivato il momento che forse di più aspettavo. S’impossessa dei controlli Plastician. Piccoletto e con una maglietta da basket portante il suo nome sulla schiena, dimostra da subito di essere un grande. Utilizza i vinili gestiti da traktor e si esibisce in grandi passaggi, tracce che viaggiano parallele per lassi di tempo lunghissimi e soprattutto, che è quello che sinceramente mi interessa di più, grande selezione. Molto meglio di quello che ci proponeva poco tempo fa con l’acclamatissimo mix su Rinse, che comunque resta un gran disco.
Il finale spacca, non tanto per potenza quanto per qualità. Prima un remix di un pezzo di Dizzie Rascal, l’originale dovrebbe stare sul suo disco d’esordio “Boy In Da Corner”, album al quale tanto deve l’attuale scena grime, poi “Intensive Snare”, frutto di una collaborazione tra Skepta e lo stesso Plastician, o meglio Plasticman, in questo caso. Infine conclude, come penso faccia sempre da un po’ di tempo a questa parte, con la sua “Japan”.
Sono esausto, decido che per quest’anno può andar bene così e mi dirigo verso casa.
Best t-shirt: me quedo con dos, una la indossa uno dei ragazzi pescaresi, nera con la scritta “jungle riot” e l’altra un ragazzo serbo con sul retro scritto: “…because life is too important to be taken seriously.”.
M.V.P.: ex aequo Youngsta e Plastician.
Nota a margine: in tre giorni nessuno ha suonato “Where’s My Money” e ne rimango sorpreso, evidentemente sono rimasto indietro.
Il biglietto del festival dava acceso a queste tre serate, ma due giorni prima che iniziasse il tutto, sul sito ufficiale è finalmente apparso il programma e scopro che avrebbero suonato anche giovedì e lunedì, gratis! Al ché mi incazzo, ho già programmato l’arrivo per venerdì mattina e così mi perdo uno dei miei Dj preferiti, ovverosia Bar 9, che suona solo giovedì, ed anche Pinch che meriterebbe sicuramente di essere ascoltato con più attenzione ed in una situazione migliore rispetto a quando l’ho sentito a Dissonanze due anni fa. Lunedì il programma slitta di parecchio, inizia a suonare qualcuno solo verso le 16 ed io devo prendere l’autobus per il porto, così ascolto un paio di pezzi e me ne vado.
Il traghetto parte alle 22 e spero, questa volta, di riuscire a dormire un po’.
Dopo più di 20 ore sto di nuovo a casa, stremato e soddisfatto.
Make more noise!!!!!