5 febbraio 2010

Choosing Death - Albert Mudrian - Tsunami Edizioni - 2009




A lettura terminata non posso far altro che notare quanto sia azzeccato il sottotitolo: "L'improbabile storia del Death Metal e del Grindcore".

Improbabile è proprio l'aggettivo giusto, Dal 1987, anno di uscita di "Scum" dei Napalm Death e di "Scream Bloody Gore" dei Death ai giorni nostri, di gruppi che si sono mossi in ambito death e grind ce ne sono stati talmente tanti che sarebbe stato impossibile raccontare in maniera esaustiva la storia e la discografia di tutti quelli che veramente se lo sarebbero meritato.

Gustosa la prefazione ad opera di John Peel (R.I.P.) che da grande appassionato di musica a 360° (nelle sue trasmissioni radiofoniche ha ospitato Atari Teenage Riot, Mira Calix, Pink Floyd, Beatles, Autechre, Joy Division, Nirvana, Bong Ra, Doors, Napalm Death, Richie Hawtin, Carcass.....) capì subito che quei gruppi che con il loro sound iperveloce, distorto e confuso trasformavano dei piccoli pub londinesi in dei piccoli gironi infernali avrebbero lasciato un segno indelebile nella storia della musica, e non solo.

Nei primi capitoli viene raccontata la genesi di quei suoni, di come nella scena hardcore e metal inglese ed americana sempre più giovani trovano "soft" un disco come "Reign In Blood" degli Slayer e decidono che bisogna andare oltre, suonare più veloce, cantare ai limiti, ed oltre, l'intelligibile, dichiararsi e vivere contro tatcherismi e conformismi cattolico-borghesi vari. E così, nascita e crescita di gruppi come Napalm Death, Carcass, Extreme Noise Terror, Death, Morbid Angel, Terrorizer viene passata al microscopio dando anche un po' di spazio a quei gruppi "minori" come Deep Wound, Siege, Heresy e Repulsion che comunque hanno dato un grosso contributo all'evoluzione di quei suoni estremi. Buono anche il capitolo dedicato alla scuola svedese dove vengono raccontate le gesta di Unleashed, Carnage, Dismember e Nihilist. Ovviamente maggiore attenzione viene riservata agli Entombed e la cosa mi è sembrata buona e giusta.

Continuando nella lettura ho notato però una certa Earache dipendenza. Senza nulla voler togliere all'importanza di questa etichetta che fino ad un certo punto della sua storia si è dedicata completamente alla promozione di musica estrema penso ci sia stato, e c'è, molto altro.

Certo si parla anche di Relapse, Roadrunner, Nuclear Blast...ma pochissimo è lo spazio dedicato a gruppi ed etichette più piccoli/e ma non per questo meno importanti. Gli Assuck non vengono nemmeno menzionati, i Rotten Sound idem, Brutal Truth, Nasum, Pig Destroyer, Agoraphobic Nosebleed, Fear Factory compaiono di sfuggita. I Brujeria possono pure non piacere, non capisco come ma può essere, ma che fai non gli dedichi nemmeno un paragrafetto?

Non parliamo poi di gruppi provenienti dalla periferia dell'impero come gli astigiani Cripple Bastards, gli spagnoli Machetazo, i greci Rotten Christ (prima della svolta black).

Insomma tutto ruota attorno a Napalm, Carcass, Morbid e Death (tutti gruppi che considero fondamentali) ed il resto è un po' un contorno, un buon contorno, ma pur sempre un contorno ed io avrei preferito un menù con primi piatti meno abbondanti ma più vario.

Quella che però mi sembra la mancanza più grave è quella di non far uscire fuori quello che dovrebbe essere lo spirito del Grind. Il contesto sociale che lo ha generato. Per spiegare meglio quello che mi sembra mancare in questo libro copio ed incollo, senza alcun permesso, uno stralcio di quello che potrebbe essere un manifesto del Grind dal myspace dei romani Frank Drebin:

"Il grind rappresenta l'ultimo barlume dell'irrefrenabile gioia della DISTRUZIONE. Si tratta di un anti-musica coordinata a scavalcare tutto ciò che l'uomo, con sforzi millenari, si è prodigato a costruire in favore dell'armonia. E' l'ultima tappa, l'ultima battaglia, una TRINCEA sovraffollata, da soldati rinnegati che hanno perso le ultime sembianze di esseri umani. A rantoli esprimono la loro sofferenza d i loro disagi. Con grida mostruose ed incomprensibili attaccano ch li vuole vedere morti. Una MOSTRUOSA MUTAZIONE inarrestabile di quella che fu l'inimitabile iconoclastia del punk. Una vera e propria disciplina metodica. Un'arte marziale praticata a colpi di riff e doppia cassa. Un mortal kombat dove la mossa segreta è riuscire a dilatare al massimo l'esasperazione. Estetica del TORMENTO corrosiva. Una terapia unica, inbarattabile. Uno specchio capace di riflettere l'estetica di una passione e di un divertimento così insani da generare un piacere corporeo simile solo a quello che proviamo nel praticare la ginnastica più salutare. Uno yoga di matrice occidentale pronto a risvegliare mediante una ironia dissacratoria, l'esaltazione binaria del corpo e della mente. AGITARSI, SUONARE, SALTARE, il grind non va suonato ma EVOCATO come nel caso di una divinità misteriosa che non appartiene a questo mondo.....Il GRIND è l'improbabile colonna sonora di uno spettacolo teatrale post-moderno di ANTONIN ARTAUD....."

Nulla toglie che il libro si lascia leggere piacevolmente. Non mancano gli aneddoti simpatici. Contiene svariate foto e locandine di fine anni '80, primi '90. C'è un indice dei personaggi maggiormente rilevanti ben fatto. Una buona discografia e, come detto in precedenza, probabilmente sarebbe stato impossibile essere maggiormante esaustivi.

Però....

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