3 febbraio 2010
Diary Of A Calabro Warrior: London Tour (Outlook Festival Reunion Party)
Quando mi è arrivata l'e-mail che annunciava questa serata a Londra sono andato in fibrillazione.
Le due esperienze nelle edizioni estive del festival tenutesi in Croazia mi erano piaciute talmente tanto che ho pensato che era l'occasione giusta per fare un giro a Londra, e conoscere finalmente la città dove sono state codificate le sonorità dubstep. La città la trovo ricoperta da un leggero strato di neve che rende il paesaggio urbano ancora più suggestivo. Giusto il tempo di una doccia e di mangiare qualcosa (ovviamente fish & chips) e mi dirigo verso il Coronet Theatre dove si svolgerà la serata. Ancora non si è formata nessuna fila all'ingresso e vista la temperatura glaciale della serata mi fiondo dentro. Non suona nessuno che mi interessi particolarmente così gironzolo un po' per il locale ricavato in un palazzetto Art-Déco costruito negli anni '20. Al piano terra c'è la sala principale, dalla capienza di circa 1500 persone, con mega palco e con tanto di piccionaia anch'essa molto grande. Ai due piani superiori altre due sale più piccole ed una saletta che io ho denominato "la saletta degli scomunicati" visto che non era menzionata nel programma e vi suonavano dj's, diciamo così, non affermati.
Passiamo alla musica. Nella sala grande suonano i Mungo's Hi-Fi che ascolto solo per pochi minuti essendo un po' troppo dub per i miei gusti, così salgo al secondo piano dove si esibiscono Adsassin e Moriatti ovverosia i Fused Forces. I due si alternano ai CDJ's proponendo un set abbastanza vario ed a momenti anche abbastanza potente e la gente, anche se non è tanta se la balla di gusto. Sono ancora freddo e voglio conservare un po' di energie visto che la nottata si presenta lunga così mi rimetto a vagare. Passo dai Gentleman's Dub Club ma il loro dub vecchia scuola condito con fiati, tastiere, basso e batteria live non mi dice tanto. Risalgo al primo piano mentre suona Kromestar. Anche lui non è tra i miei preferiti anche se il set scivola pulito e i giovani londinesi, adesso numerosi, sembrano apprezzare parecchio. Capatina dagli scomunicati. La saletta è semi vuota ma il dreaddoluto Dj sta suonando "Night Vision" di Distance remixata da Skream. Anche io possiedo una copia di quel picture-disc e mi sento di dovergli stare vicino. Tra l'altro la suona con il pitch posizionato quasi sul +8% dandogli un tantinello più di brio e la cosa mi sembra funzionare bene.
Torno al secondo piano e trovo i Sukh Knight che partono con tracce quasi reggaeggianti per poi passare sul versante più techno del dubstep addizionato da tablas, sitar ed altri strumenti asiatici, in omaggio alle origini di uno dei due, che tra l'altro credo sia il titolare del marchio SK. L'ultimo quarto d'ora incattiviscono la selezione e lasciano gli astanti più che soddisfatti.
Intanto è arrivato il momento di uno dei set da me più attesi. Youngsta. Il nostro giovine alla tenera età di 13 anni già si aggirava per le radio pirata londinesi ed oggi, 25enne è considerato uno dei migliori Dj dubstep al mondo tanto che la Tempa gli ha affidato i volumi 2 e 4 (con Hatcha) della serie Dubstep Allstars. Peccato non si sia dedicato con la stessa passione alla produzione di traccie proprie visto che quando lo ha fatto (una volta in collaborazione con Kryptic Minds ed un'altra con Seven) i risultati sono stati eccellenti. I primi 10 minuti passano con il nostro eroe a smadonnare dietro a mixer e piatti insoddisfatto del suono in sala. Effettivamente si sente maluccio ed il volume è basso. Quando il fonico sistema le cose la sua selezione di dubplates 10" non lascia via di scampo. I bassoni rotolano lenti ed aggressivi trascinandoti in uno stato di trance dal quale non vorresti più uscire. Come già detto in altra sede, probabilmente, fosse nato 15 anni prima, ed a New Orleans, avrebbe suonato l'ascia con gli Eye Hate God.
Purtroppo per assistere al suo set ho dovuto rinunciare a gran parte di quello di The Bug, ho visto solo l'ultimo quarto d'ora e mi sono mangiato le mani. Dietro una consolle lunga circa tre metri, Kevin Martin se ne stava nascosto dalla sua felpa con cappuccio abbassato fino al naso e passava dal laptop ad altri marchingegni da me non identificati producendo solidissime basi sulle quali un Mc (?) sciorinava le sue rime con un flow molto ragga. Il finale è un delirio, sembra di sentire i suoi Techno Animal in jam con (i suoi) God. Assolutamente da rivedere.
Nella sala di mezzo tocca a E-Malkay e sono molto curioso di sentirlo. Dopo pochi minuti non lo reggo più. Che delusione. Da colui che ha tirato fuori il tormentone probabilmente più suonato in tutte le feste dubstep del pianeta: "When I Look At You", mi sarei aspettato molto di meglio e così decido di salire al secondo e spalmarmi un attimo sui divanetti in attesa di tempi migliori. Come sottofondo ho il set di Kutz che trovo abbastanza piacevole fino a quando non si abbassa il volume e vedo la maggior parte dei pischelli presenti accalcarsi sotto la consolle. Capisco subito che è arrivato l'uomo mascherato: Mr.Stenchman che posizionato ai comandi fa partire una canzoncina-filastrocca che mi fa pensare a qualcosa di tradizionale molto english. Immediatamente dopo scatta il delirio, wobble bass a go-go. L'omone si dimena dietro ai piatti aizzando la folla che risponde entusiasta. Più che di stare in un club dance sembra di stare al CBCG, ci manca solo che qualcuno si metta a fare stage diving e venga travolto da un furioso circle pit. Quando fa partire il suo remix di "When I Look.." vorrei andare dietro la consolle e dargli una pacca sulle, grosse, spalle, ma non è il caso e mi limito a godermi il suo set. All'indomani ho chiesto in giro per negozi di dischi se questo remix fosse stato pubblicato da qualcuno ma mi hanno detto che si tratta di un dubplate che probabilmente usa solo lui nelle sue serate.
A malincuore decido di lasciare Stenchman per andare giù visto che dovrebbe essere il turno di Hatcha ed anche lui merita. Arrivato nella sala principale si presenta in consolle Plastician. Per qualche motivo, che non ho capito, Hatcha ha dovuto fare forfait e quindi Plastician farà un set più lungo. La cosa mi dispiace però, mi dico, due ore di Plastician non sono manco da buttare via e mi inoltro fino a sotto il palco. Il volume e la qualità del suono sono impressionanti. I subwoofers emettono dei bassi dalla profondità e lunghezza inaudita, cassa e rullante in half-time, insomma, grande dubstep. Intanto, con il passare dei minuti, il numero degli Mc's sul palco aumenta, dai due iniziali si passa a quattro, sei, otto! E contemporaneamente le basi si sono fatte sempre più scarne, Plastician si è trasformato in Plasticman fino a dissolversi in un entità, non meglio identificata, produttrice di beat al servizio delle rime di quest'esercito di rapper. Come avrete capito non ho gradito molto, in realtà ci è mancato poco che mi mettessi a blasfemare in aramaico per rivendicare il mio diritto ad una maggiore dose di sano dubstep ma ovviamente non è andata così ed ho subito passivamente l'evolversi delle cose. Quando è spuntato fuori un omino che si è messo a lanciare dei CD's in mezzo al pubblico ho pensato, eccolo la, in mezzo a sto casino manco il souvenir ci scappa. Invece, grazie al mio angelo custode che già me ne aveva fatto rimediare un paio in Croazia, ne ho adocchiato uno in mezzo ad una selva di gambe ed in un attimo me ne sono appropriato.
A questo punto, fattasi una certa, e distrutto dal viaggio e dalle danze, decreto chiusa la nottata e me ne vado a dormire.
Mi sa che in Croazia un salto lo faccio anche quest'anno.
Make more noise!
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